"IO TEMPOREGGIO, PORGO ORECCHIO A OGNI COSA,
E ASPETTO IL TEMPO MIO."
Il cardinale e il duca Valentino
"Cæsar Borgiæ de Francia Ducis Valentini"
Cesare Borgia nasce nel 1475, a Rignano Flaminio, tra il 12 e il 14 settembre, dall'allora cardinale Rodrigo Borgia, in seguito papa Alessandro VI e da Vannozza Cattanei. Avviato alla carriera ecclesiastica dal padre, Cesare viene elevato al galero a diciotto anni, dopo essersi laureato in diritto assieme a Giovanni de' Medici, futuro papa Leone X. Deve il nome Valentino alla diocesi di Valencia, della quale il padre lo nomina vescovo prima e cardinale dopo. Ragazzo solare e brioso, amante dell'esercizio fisico e della caccia, si circonda di amici potenti che, in seguito, diverranno suoi capitani di ventura. L'abito talare gli va stretto, non sopporta la vita clericale, tanto che dirà una sola volta messa in tutti gli anni della sua carriera ecclesiastica, nella sua diocesi romana, la basilica di Santa Francesca Romana. Alla morte di suo fratello Juan, di cui si mormora fosse stato lui il mandante senza mai avere prove a suffragio, depone l'abito e, con l'appoggio di Luigi XII di Francia, diviene duca Valentino, nome che gli viene dal Valentinois, ducato donatogli dal re. Il ragazzo allegro svanisce nell'ombra del condottiero, e l'uomo diviene taciturno, malinconico, solitario. Un solo amico gli è veramente vicino e del quale si fida: don Michele Corella, colui che sarà custode dei segreti del suo signore fino alla morte. Il sogno di un'Italia unita lo porta a conquistarsi un ducato che suscita i timori di Francia e Spagna, che vedono minacciare da vicino i loro possedimenti italiani e che tenteranno di tutto per fermalo. In questo periodo della sua vita, il Valentino si affida al genio di Vinci per progettare macchine belliche, per disegnare planimetrie dei territori conquistati e si incontra con il Machiavelli, che la repubblica di Firenze gli invia come ambasciatore. Questi rimarrà talmente affascinato dall'uomo, dal modo in cui fronteggiò i capitani rivoltosi nel "bellissimo inganno di Senigallia", che si ispirerà a lui nel suo "Principe", riconoscendo nel Valentino la pura virtù cinquecentesca che avrebbe dovuto avere un principe guerriero. Il suo cammino si blocca con la morte del padre e con la sua lunga malattia. Nonostante le avversità dell'ultimo periodo della sua vita intensa, dopo una rocambolesca fuga dal castello della Mota in Spagna, è pronto a risorgere e a tornare in Italia, sorretto dalla devozione delle popolazioni da lui assoggettate. La morte in combattimento, il 12 marzo del 1507 a Viana, metterà fine a tutti i suoi sogni.